Dove si trova il Canavese? Come regione storico geografica italiana, i suoi confini, non chiaramente definiti, partono dal fiume Orco (così già sostenevano i geografi romani) a settentrione di Torino, per raggiungere l’imbocco maestoso della valle d’Aosta, da cui scendono le acque del fiume Dora Baltea, nato ai piedi del Monte Bianco, per poi attraversare Ivrea e scendere verso il fiume Po. Come regione sentimentale, il Canavese fa parte di me perché qui un giovane ingegnere polacco (mio padre) veniva chiamato a lavorare da una delle maggiori case informatiche a livello mondiale e, come guida turistica professionale, non posso che lasciare un pezzo di me ai visitatori quando li porto alla scoperta di queste terre.
Il nome deriva presumibilmente da “canapa” che qui era massicciamente coltivata e che ora ha lasciato spazio al mais. Rami di canapa sono affrescati nelle sale dei numerosi castelli e dimore medievali del territorio.
Crocevia strategico dei valichi alpini, questi territori sono sempre stati contesi.
Dai romani che annientavano nel 111 a.C. il popolo dei Salassi per ri-fondare la città di Eporedia (odierna Ivrea) i cui cittadini ancora oggi si chiamano Eporediesi, e la cui radice del nome rimanda al greco yppos -cavallo- animale ancora oggi allevato in ogni borgo e trattato come un membro di famiglia.
Da Torino e i Savoia, come dai francesi ma anche dalle casate nobili del Monferrato, tanto che Chivasso in epoca medievale ne divenne la capitale, anche se lontana geograficamente…
E poi la Chiesa, che fonda una delle diocesi episcopali più antiche del Piemonte, sempre ad Ivrea, nel V secolo. La Chiesa romana che si scontra con il potere dei monaci benedettini dell’abbazia di San Benigno, gioiello Romanico i cui mosaici sono nascosti nel sottosuolo dell’attuale basilica, e poi con il mitico Re Arduino, autoproclamatosi primo Re d’Italia ad Ivrea e perseguitato fino alla sua morte: la sua aura di eroe del popolo è ancora sentita.
Gli Scorpioni di re Arduino è pure una delle nove squadre a piedi di aranceri che, a suon di arance, combattono contro gli aranceri sui carri nei giorni di Carnevale a Ivrea, creando uno spettacolo unico al mondo in cui, di nuovo, i cavalli sono grandi protagonisti assieme alle figure allegoriche che circondano quello che è considerato il carnevale Storico più antico al mondo.

Il Canavese è anche la terra di un grande uomo visionario: Adriano Olivetti e, prima di lui, suo padre Camillo. Non tutti sanno che il primo Personal Computer al mondo è stato proprio creato dalla Olivetti, azienda produttrice prima di mitiche macchine da scrivere (vedi la Valentine, la macchina di intellettuali e artisti degli anni ‘60) e in seguito computer. Azienda di famiglia che, grazie ad Adriano, aveva creato una grande comunità (nome dell’omonima rivista e in seguito del partito italiano da lui stesso fondato) di cui gli Eporediesi e canavesani si sentono ancora parte. Sempre Adriano, in nome della comunità, aveva una grande sensibilità per il Bello, per cui chiamò in Canavese artisti, designers e architetti, emergenti o di grido, per creare la città contemporanea e, oggi, Ivrea è patrimonio UNESCO dell’umanità anche grazie alle “architetture olivettiane”.

I paesaggi del Canavese sono molto variegati, dalle montagne delle Alpi Graie con le sue valli, terre abitate sin dalla Preistoria dalle popolazioni dei Salassi e sulle cui rocce si trovano coppelle e incisioni antropomorfe (a Pavone Canavese si trova il sito di incisioni di questo genere più imponente in Europa!), passando per la pianura e le dolci colline su cui si coltivano vigneti di Erbaluce, uva dal carattere deciso che ha in sé le note minerali dei detriti glaciali, e vigneti di Nebbiolo, il cui fiore all’occhiello è il Carema, a ridosso della valle d’Aosta, che si inerpicano sui ripidi terrazzamenti delle montagne, tanto da valergli la denominazione di “coltivazione eroica”.

Ma il paesaggio più spettacolare e unico che da solo vale il viaggio in queste terre lo si incontra nel cosiddetto Anfiteatro Morenico di Ivrea: una impronta gigante -degna di racconti mitologici- dei ghiacciai che si ritirarono dal Canavese nel Quaternario e che crearono una collina Morenica – la Serra- che nasce dalle pendici del Mombarone e scende fino ai confini del Vercellese: uno spettacolo inaspettato che si staglia giungendo in autostrada da Torino e che lascia a bocca aperta. Qui si trovano laghi dalle acque limpide (il Lago Sirio è regolare meta turistica di balneazione dall’Italia e dall’estero) nella cornice di colline e boschi incontaminati e castelli medievali che vi si specchiano, antiche dimore dei Signori locali: lo spettacolare Castello di Montalto, oggi dimora privata ma dal fascino che rimanda a epoche antiche di dame e cavalieri, il Castello di Masino, residenza dei discendenti di quel mitico Re Arduino e visitabile, il castello di Pavone Canavese, dalle forme imponenti, oggi hotel e ristorante di lusso, come il bellissimo castello di Parella, dimora dei cugini rivali Conti di Masino, oggi hotel e ristorante.

In ultimo il castello di Ivrea, costruito da un Savoia nel XIV secolo, il Conte Verde, che per primo volle unificare politicamente i territori nord occidentali della penisola italiana sotto un’unica bandiera. Unico anch’esso, perche presenta tre sole torri (una esplose accidentalmente…) decantate dal Carducci “Ivrea la bella che le rosse torri specchia sognando a la cerulea Dora nel largo seno, fosca intorno è l’ombra di re Arduino…”
