Cosa sono i mascheroni grotteschi? Osservando le facciate dei palazzi, le logge, gli ingressi, i portali, ma anche soffermandosi a sedere presso una fontana, un lampione… possiamo scorgervi più o meno nascosti teste di animali fantastici e volti mostruosi. Questo genere di decorazioni è tipico dello stile Barocco piemontese e viene ripreso anche nelle architetture di fine ‘800 e inizi ‘900.
Ma queste figure hanno una valenza simbolica che vada oltre al gusto decorativo? La risposta più ovvia è che teste di Medusa, cani, draghi e leoni non siano che un pretesto decorativo.

Chissà, forse è così. Oppure esse sono l’espressione dell’Irrazionale, della Magia che, se in epoche antiche era protagonista alla luce del sole delle vicende umane, in epoche moderne restano nell’ombra.
Ma a Torino, città magica che è stata casa di alchimisti, massoni, astrologi, un drago su un portone è molto più di una decorazione fantastica.
Innumerevoli sono i mascheroni per le strade di Torino. Iniziando il nostro viaggio dal quartiere più antico della città -il quadrilatero romano- non lontano dall’area del mercato di Porta Palazzo, la via Milano si apre in uno slargo in corrispondenza della basilica di S. Maurizio e in prossimità della chiesa di S. Domenico. Ai quattro lati noteremo che siamo degli osservati speciali: coppie di tori, cani e leoni fanno da guardia. Le loro teste sono poste sulle facciate degli edifici. L’interpretazione simbolica più evidente fa riferimento al toro quale simbolo della città e al cane guardiano della Chiesa, ovvero all’ordine dei Dominicani (Domini Canis cioè i cani del Signore) che avevano la sede dell’Inquisizione in questo luogo. Ma i simboli possono viaggiare su molti piani paralleli, per cui le tre maschere possono simboleggiare i segni zodiacali dei solstizi e degli equinozi, come pure fare riferimenti agli Evangelisti…

I mascheroni grotteschi riprendono quindi le proprietà apotropaiche (dal greco “apotrepein” allontanare) dei manufatti artistici di tutte le civiltà antiche, dall’estremo Oriente alle civiltà delle Americhe: hanno cioè la valenza di allontanare e, quindi, proteggere colui che si trova all’interno dell’edificio o oltre il portale.
Spostandoci nel cuore barocco della città, piazza S. Carlo è una tappa obbligata del centro storico di Torino per la sua valenza storica e artistica: ma osservando con più attenzione le facciate barocche, noteremo che siamo circondati da mostri che ci irridono mostrandoci la lingua come la squadra degli All Blacks, Maori neozelandesi!
Non lontano da piazza S. Carlo, in via Vittorio Alfieri, ci imbattiamo nella maschera più spaventosa della città, nota da secoli per i suoi magici poteri. Parliamo del famigerato portone del Diavolo: di raffinatissima manifattura francese seicentesca, esso costituisce l’ingresso al palazzo Trucchi di Levaldigi, ministro delle Finanze dei Savoia. In precedenza, però, il palazzo era niente di meno che la fabbrica dei Tarocchi! Il batacchio del portone raffigura il volto del diavolo che con il suo macabro ghigno ci sfida a oltrepassare la soglia. E infatti almeno due sono gli avvenimenti fatali avvenuti all’interno di queste mura: una ballerina pugnalata durante i festeggiamenti di carnevale e, anni dopo, un soldato scomparso le cui ossa vennero trovate all’interno delle mura…

Anche nella splendida e aristocratica piazza Carignano un genio del Barocco come l’architetto Guarino Guarini reinterpreta il simbolismo magico della cultura degli Haudenosaunee, popolazione nativo americana meglio nota come Irochesi, ponendo i piumaggi delle loro maschere mostruose a protezione dei finestroni di Palazzo Carignano.
E tornando a parlare di Guarino Guarini -uomo di chiesa, filosofo, teologo, matematico, astrologo oltre che architetto- all’interno della chiesa di S. Lorenzo (in piazza Castello) da lui progettata, mentre osserviamo il complesso simbolismo architettonico, astrologico e numerologico, volgendo lo sguardo in alto verso la cupola ci imbattiamo nuovamente in grandi mostri che ci precludono l’ascesa verso il cielo…
Seguendo la moda Neogotica, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 nelle nuove espansioni urbanistiche i protettori di soglie e finestre sono draghi, grifoni e serpenti.
Uno degli esempi più fantasmagorici è sicuramente il Palazzo della Vittoria, meglio nota come la casa dei draghi! Siamo in Corso Francia, all’interno del nuovo quartiere di Cit Turin: questa casa da reddito riprende le forme di un imponente castello medievale, mentre due enormi draghi alati proteggono il portale di ingresso.

Altro quartiere ottocentesco di Torino è San Salvario: come a Cit Turin, edifici in stile Eclettico e Liberty sono espressione del gusto dell’epoca e, anche in questo caso, i mascheroni non mancano. Forse i più originali si possono ammirare in via Madama Cristina, non lontani dal grande Corso Vittorio Emanuele II: si tratta di enormi pipistrelli che, degni del castello di Dracula e in pieno accordo con il gusto noir di fin de siècle, volano sotto le mensole dei balconi ad ali spiegate.